Nausica Palazzo
Postdoctoral Fellow, Hebrew Unversity of Jerusalem
(Contributo pubblicato online first)
Abstract
Il contributo
tenta di ricostruire in chiave critica l’approccio dei sistemi giuridici
contemporanei, in particolare europei, al riconoscimento dell’identità di
genere (RGIG). La comunità trans gode di una insufficiente protezione
giuridica. Ciò è conseguenza diretta dell’approccio dei sistemi giuridici
occidentali all’elevazione delle identità al piano del giuridico, approccio che
ad oggi utilizza identità singolari anziché plurali, statiche anziché fluide.
Da ciò consegue l’esclusione dalla protezione e egida del diritto di soggetti
esibenti identità non conformi. Dal punto di vista procedurale, un simile
approccio si traduce nella creazione di tutta una serie di requisiti per
ottenere il RGIG che, a più attenta analisi, difficilmente si giustificano dal
punto di vista dell’interesse pubblico. Si pensi in particolare al requisito
della sterilizzazione forzata o della riassegnazione chirurgica del sesso –
insieme di requisiti che il contributo inquadra in termini di “sanzione” per
aver attraversato i confini del genere dato nonché “misura preventiva” volta a
impedire futuri attraversamenti. A partire da tali premesse, il saggio affronta
in primis il tema della rilevanza giuridica delle identità attraverso il prisma
delle teorie queer; di qui si prefigge analizzare il costo di categorie
giuridiche “non inclusive” – per come sopra definite – nel contesto della Corte
europea dei diritti dell’uomo; a seguire, il contributo offre una breve
disamina del principio di autodeterminazione come principio cardine della
disciplina giuridica il RGIG; segue una breve analisi della sua diffusione nel
contesto europeo e della sua compatibilità con la Convenzione europea dei
diritti dell’uomo. Il quinto paragrafo, infine, tenta di tirare le somme,
procedendo alla riscrittura di un estratto del famoso caso Hämäläinen per
dimostrare come il diritto possa efficacemente inglobare i postulati delle
teorie queer, senza che il queer si traduca in mera decostruzione di processi
iusgenerativi.
The present paper seeks to critically assess the contemporary approach to legal gender recognition. The trans community is insufficiently protected by the law: too often policymakers are unaware or willingly ignoring the cost that categorizations reflecting static – as opposed of fluid –, singular – as opposed of multiple – identities impose on group “outsiders”. A similar approach has resulted in the establishment of a plethora of conditions to obtain legal gender recognition. On careful examination, these conditions hardly withstand scrutiny. A major example concerns practices involving sterilization o sex reassignment procedures: such practices yield a profound impact on human bodies. Such an impact should more correctly be framed in terms of ‘punishment’ for having trespassed the boundaries between genders, as well as a wall to prevent that person from making her choice reversible. Based on this premise, the paper first explores the topic of legal categorizations through the lens of queer theory; it then moves to analyze the cost insufficiently inclusive categories impose on group outsiders unable to align with the dominant understanding of identity underlying a certain category; it then takes the European Convention of Human Rights as a case study to demonstrate how this approach is detrimental to the trans community, and particularly to individuals unwilling to undergo gender reassignment procedures; section 4 explicates the many advantages of an approach to legal gender recognition based on self-determination. Ultimately, section 5 takes stock of the discussion and moves to rewrite a passage in the Hämäläinen decision, to illustrate how queer tenets can be effectively embedded into the law, without ‘queer’ implying a mere deconstruction of jurisgenerative processes.
Sommario
1. Introduzione –
2. Categorie e teorie queer – 3. Binarismo di genere e Corte europea dei
diritti dell’uomo – 4. Un approccio queer al riconoscimento dell’identità di
genere: l’autodeterminazione – 5. Un’applicazione concreta: il caso Hämäläinen
– 6. Conclusioni.