Annalisa Verza
Professoressa associata di Sociologia del diritto, Università di Bologna
(Contributo pubblicato online first)
Abstract
In questo articolo si esamina l’ipotesi che il fenomeno del dilagare online dell’odio di matrice misogina (per il quale si prenderà ad esempio il plateale fenomeno del #gamergate di qualche anno fa) sia stato decisamente favorito dall’operare di elementi strutturali specifici del mondo online: dall’imprinting impresso sulla sua struttura dalla psicologia della cultura nerd/geek della quale essa è filiazione, fino al modo in cui le attuali information technologies tendono a favorire l’insorgere di polarizzazioni ad alto gradiente emozionale basate sull’odio per qualcosa.
This article examines the hypothesis that the phenomenon of the spread of misogynistic hatred online (for which the blatant #gamergate phenomenon of a few years ago will be taken as an example) has been decisively favoured by structural elements specific to the online world: from the imprinting stamped on its structure by the psychology of the nerd/geek culture from which it stems, to the way in which current information technologies tend to favour the emergence of polarisations with a high emotional gradient based on hatred for something.
Sommario
1. Libertà e automatismi nel contesto dei discorsi d’odio misogino online. – 2. Dal “frame” al contenuto. – 3. La cultura nerd/geek: vulnerabilità implicite e aggregazioni comunitarie. – 4. Il #gamergate come moto di affermazione identitaria. – 5. Il #gamergate come paradigma delle dinamiche di tribalizzazione e polarizzazione ideologica. – 6. Dallo scatenamento impulsivo dell’aggressività tribalistica alla radicalizzazione del pensiero. – 7. Conclusioni.